Salute psicologica

Nella stanza dello psicologo

Quanti stereotipi ruotano attorno al lavoro dello psicologo? Siamo nel 2023 eppure, per molti, ancora non è chiaro cosa avviene nella stanza di terapia. La disinformazione unita alle false credenze non solo alimentano un’idea contorta di ciò che realmente fa uno psicologo, porta le persone ad avere il timore di chiedere aiuto nel momento del bisogno e ad etichettare negativamente chi sceglie di intraprendere un percorso di sostegno psicologico.

Il mio intento oggi è proprio quello di parlare nella maniera più semplice e comprensibile di quello che avviene in terapia, così da sfatare qualche mito e renderti più consapevole di ciò che avviene una volta varcata la soglia dello studio di una psicologa o di uno psicologo.

Nella stanza di terapia o, come piace chiamarla a me, nella stanza delle parole avviene un’interazione relazionale tra due persone. In un clima empatico e non giudicante si susseguiranno degli incontri volti ad esplorare la persona e lo stato di malessere che porta con sé.

Si racconta la storia della propria vita affinché l’altro, il professionista, con occhio attento ma non critico, possa aiutarti a metter luce nei pensieri più bui. Si lavora su se stessi e sulla propria crescita personale.

Ė importante fare una precisazione. Come psicologa non sarà mio compito darti una soluzione ad un problema, ma accompagnarti in un percorso di consapevolezza per poi promuovere un processo di cambiamento. Ognuno di noi possiede delle risorse e dei talenti, talvolta può capitare che dimentichiamo di averli perché sopraffatti da ciò che stiamo affrontando.

Quello che faremo insieme sarà andare a scovare quelle risorse per fare in modo che tu possa riappropriartene e far fruttare per star bene.

Ciò che spinge una persona a contattare uno psicologo è un senso di malessere, più o meno profondo, la sensazione di non stare più bene con se stessa e/o con gli altri.

Il malessere psicologico può avere molteplici aspetti ed invadere differenti ambiti della sfera personale. Potrebbe riguardare un momento di particolare difficoltà emotiva come un lutto, una separazione o una difficoltà lavorativa. Altre volte si manifesta nella difficoltà a prendere una particolare decisione, nel gestire le emozioni o lo stress.

Non ci sono problematiche più o meno importati, perché ognuno di noi vive le sensazioni in maniera differente, sulla base del proprio vissuto e della propria esperienza.

Se arrivato a questo punto stai maturando l’idea di contattare un professionista, non procrastinare, fai una ricerca su chi contattare per intraprendere questo percorso. Come? Puoi andare sulla pagina dell’ordine degli psicologi della regione in cui risiedi, io ad esempio sono iscritta all’albo A dell’ordine degli psicologi dell’Emilia-Romagna (https://www.ordinepsicologier.it/it) oppure puoi farti consigliare da chi ci è già stato. Non vergognarti, chiedere aiuto è la più grande forma di rispetto verso se stessi.

Una volta individuato il professionista contattalo con il mezzo che ritieni più opportuno:

telefono, whatsapp, mail o canali social. (se ti va puoi seguirmi su facebook, instagram, linkedin e spotify)

Fissato il primo colloquio hai già superato il primo scoglio. Sono sicura che ti sentirai carico di aspettative e di paure, non sei l’unico. Anche io prima di un incontro nutro grande curiosità ed interesse verso colui o colei che ha deciso di rivolgersi a me, ben consapevole della fatica nell’aprirsi ad una sconosciuta.

Il primo colloquio è l’inizio di una relazione alla cui base c’è un primo processo di conoscenza. Un dialogo conoscitivo sul monologo interiore.

Da un lato ci sono io che apro le porte del mio studio per accogliere te e dall’altro ci sei tu che apri una finestra nel tuo mondo.

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