
La self compassion
Molto spesso siamo noi i primi nemici di noi stessi. Siamo portati a criticarci molto, ad essere inflessibili, pretendere troppo e questo non ci permette di vivere in modo armonico. Pertanto difronte a un fallimento possiamo sperimentare emozioni negative quali vergogna, rabbia o senso di colpa e frustrazione.
Tuttavia queste modalità ipercritiche e punitive non funzionano per superare gli eventuali errori commessi. Altro non fanno che alimentare il senso di inadeguatezza.
Ed è qui che entra in gioco la self compassion.

Che cos’è la Self Compassion?
Può essere definita come una capacità di intima compassione verso sé stessi. Si costituisce su tre elementi: la gentilezza, senso di umanità e consapevolezza.
La gentilezza verso sé stessi comprende sia la capacità di essere comprensivi con se stessi nei momenti di inadeguatezza che la capacità di trasformare il proprio dialogo interiore in positivo, in che modo? Proprio come faresti con una persona a te cara… invece di dirti “ho fallito, non riesco mai a concludere nulla” prova a dirti “posso imparare da questa esperienza”.
Il senso di umanità riguarda la capacità di riconoscere che ognuno di noi è imperfetto, è insito nella condizione umana, nel momento in cui si riesce a spostare l’attenzione verso i nostri singoli difetti e si comprende che fanno parte della vita di tutti ci si sente meno soli ed incompresi.
La consapevolezza infine è quella capacità di osservare e vivere i pensieri e le emozioni così come sono, senza giudicarle, sopprimerle o evitarle.
Adottare un atteggiamento compassionevole verso le proprie vulnerabilità permette di scardinare le abitudini di pensiero autocritico e predispone a guardare a sé stessi con un atteggiamento accogliente. Imparare ad accettarsi significa sviluppare nuovi modi di prendersi cura di sé.
Come inizio a praticare la Self Compassion?
Cominciando a pensare che nonostante la società di oggi ci spinga ad essere sempre più perfetti, nessuno di noi lo è, ed è normale, e va bene così..
Per iniziare a praticare la Self Compassion è centrale allenare la propria consapevolezza: imparare a riconoscere il proprio giudice interiore, quella voce che ci dice “non sei stata abbastanza”, “dovevi impegnarti di più”, “ti sei visto, sei orribile”. Dopo aver notato il presentarsi di questa voce, in quali occasioni ci rivolgiamo a noi stessi con toni così duri, il passo successivo è fermarsi e provare a cambiare il dialogo interno con frasi più accoglienti come “posso concedermi di sbagliare” , “ho commesso degli errori ma posso rimediare”.
Un valido aiuto per aumentare la nostra consapevolezza ci viene dato dalla meditazione, in particolare dalla mindfulness. Il primo dei sette principi fondamentali che rappresentano i pilastri della mindfulness è il principio di non giudizio; la mindfulness non invita a respingere un eventuale giudizio che formuliamo, sarebbe una forzatura e un probabile giudizio del giudizio, ma a rimanere nell’esperienza diretta e osservarla come farebbe un testimone imparziale. La chiave sta nel portare intenzionalità nel momento, senza farsi trascinare dai pensieri e dalle emozioni che lo sovrastano.
Infine, qualora vi fossero situazioni di forte sofferenza o semplicemente si desideri approfondire maggiormente tale argomento, rimane sempre valido il consiglio di rivolgersi ad uno psicologo.

Se ti ha incuriosito l’argomento ti consiglio la lettura del libro di Kristin Neff, una delle voci più importanti nel panorama internazionale rispetto alla Self Compassion. Un libro scritto per tutti coloro che stanno sperimentando quanto sia doloroso affrontare le proprie autocritiche.
